OLIVETTI E L’ELETTRONICA

La storia dell’elettronica della Olivetti nasce nel 1952 a New Canaan, in Connecticut, dove Dino Olivetti, fratello minore di Adriano, impianta un laboratorio di ricerca affidato alla direzione di Michele Canepa. Adriano, visti i risultati non soddisfacenti, convince Mario Tchou, un giovane ingegnere italo-cinese, a trasferirsi in Italia e nel 1955 decide di istituire a Barbaricina, presso Pisa, il Laboratorio di Ricerche Elettroniche Olivetti dove lavora un gruppo di giovani e giovanissimi ricercatori con il compito di costruire una calcolatrice di tipo commerciale. Nel 1957 Tchou presenta la Macchina Zero (denominata poi Elea 9001) e decide di produrre una macchina elettronica a transistor e non a valvole. Nell’autunno 1958 il LRE viene spostato da Barbaricina a Borgolombardo e nel 1962 a Pregnana.
Olivetti chiede a Le Corbusier di progettare una nuova sede per l’elettronica  a Rho. Il progetto si sviluppa negli anni immediatamente successivi alla morte di Adriano, sulla spinta della presenza ancora fortemente attiva di alcuni dei suoi più stretti collaboratori e non verrà compiuto. Elaborato da Le Corbusier e da Guillermo Jullian de la Fuente, prevede non solo uffici, officine, spogliatoi e una mensa ma anche un centro sociale, una biblioteca e un museo.
Nel 1958 nasce l’Elea 9000 che, nell’evoluzione 9003 del 1959, diviene il primo computer mainframe nel mondo. Tra il 1962 e il 1964 l’azienda sviluppa l’Olivetti Programma 101 (la “perottina”), un calcolatore da scrivania con stampante integrata. Progettato da Pier Giorgio Perotto con Giovanni De Sandre e Gastone Garziera, con la sua innovativa concezione e il design avveniristico, può essere considerato il primo personal computer del mondo.