IL MATTINO 7 maggio 2011 pagina 43 (Cronaca di Napoli) Olivetti sessant’anni dopo la «community» degli ex «Non solo fabbrica ma famiglia». In 130 si ritrovano nel ricordo della storica fabbrica di Pozzuoli di Livio Coppola Olivetti, sessanta anni dopo. La generazione napoletana dell’ex colosso italiano delle macchine per ufficio si è riunita ieri per rivivere, con la creazione di una «Web Community», i fasti degli anni ’50 e ’60, che videro sorgere il glorioso stabilimento di Pozzuoli. Dirigenti e quadri amministrativi hanno celebrato il ricordo dell’industria «formato famiglia», quella che vedeva i lavoratori in primis come uomini e poi come dipendenti, secondo il modello coniato da Camillo e Adriano Olivetti. Un modello che oggi non c’è più, in provincia di Napoli meno che mai. Erano in centrotrenta ieri a festeggiare a Villa Vittoria. Tutti passati per Napoli e Pozzuoli, e poi emigrati nel corso dei decenni nelle sedi italiane ed estere di Olivetti, prima che l’azienda, a fine anni ’80, abbandonasse i calcolatori per cedere il passo alla Telefonia mobile (Omnitel) e all’assorbimento del marchio in Telecom. Sono lontani i tempi in cui i Campi Flegrei, con una fabbrica da 30mila metri quadri, inaugurata nel 1955, sfornavano macchine da scrivere come la Lettera 22 o la Studio 44, apparecchi al tempo irrinunciabili per qualsiasi attività. Oggi nel complesso della Domitiana c’è altro: plessi universitari, call center, centri servizi. Ma niente produzioni. Il ricordo resta indelebile, specie per i manager che in quegli anni, usando come quartier generale gli uffici di Piazza Bovio, lavoravano per portare in giro per il mondo le macchine prodotte al sud. Dirigenti che, in parte, furono tra i primi «cervelli napoletani» ad andare via dalla città per affermare le proprie competenze a Milano, Ivrea e all’estero. Ieri si sono ritrovati dopo tanto tempo, grazie all’iniziativa messa in piedi da Marcello Quartuccio, Vittorio Apuzzo, Massimo Tarantino e Mario Giambone, quest’ultimo oggi presidente di Federmanager a Bergamo. Ex «quadri» partenopei, olivettiani doc ora riuniti sotto un sito, olivettianianapoli.it, con la speranza di tramandare ai laureati di oggi quelli che erano i valori del passato: «La Olivetti era una vera e propria famiglia, e portò a Napoli un’esperienza aziendale e manageriale irripetibile - spiega Marcello Quartuccio - Oggi ci incontriamo di nuovo perché siamo rimasti amici, un gruppo che vuole far rivivere lo spirito di una realtà di impresa che purtroppo oggi a Napoli e a Pozzuoli non c’è più». Oltre alla fabbrica, gli Olivetti portarono nei Campi Flegrei case da affittare ai dipendenti a prezzi calmierati, assistenza di asilo nido per i figli, la biblioteca aziendale. Un patrimonio purtroppo disperso. «Ma qui torniamo perché, pur avendo continuato a lavorare fuori, il cuore resta a Napoli - dicono Apuzzo e Tarantino, che già avevano sperimentato la «rimpatriata» a Milano - Sarebbe bello poter continuare a raccontare l’ambiente di un’impresa che generava competenze con il lavoro puro, con il fare». Il rimpianto oggi è proprio questo. Al di là dell’edificio, progettato nel 1951 da Luigi Cosenza, con il laghetto antistante e i colori già al tempo eco-sostenibili, non c’è più la spinta economica del Dopoguerra. «A Pozzuoli Olivetti portò una incredibile ventata di risorse e di energia - ricorda Mario Giambone, oggi sindacalista dei manager in Lombardia - Ci fu innovazione, occupazione, con una attenzione verso i lavoratori, dai quadri in giù, che non aveva rivali. Gli Olivetti volevano dipendenti che non vivessero il contesto aziendale con sofferenza. Ci si operava per il loro radicamento, oltre che per la loro efficienza. Ora purtroppo questa cultura sembra lontanissima». Il progetto dello stabilimento Olivetti di Pozzuoli venne affidato nel 1951 all’architetto napoletano Luigi Cosenza. Nell’aprile 1955 ebbe luogo l’inaugurazione ufficiale, occasione per uno dei più noti discorsi di Adriano Olivetti, che affermò: «Di fronte al golfo più singolare del mondo, questa fabbrica si è elevata in rispetto della bellezza dei luoghi e affinché la bellezza fosse di conforto nel lavoro di ogni giorno». Lo stabilimento, situato lungo la via Domiziana, copriva una superficie totale di 30.000 metri quadrati e al momento della sua apertura accoglieva 1.300 tra operai e impiegati. Lo stabilimento prevedeva la presenza di un laghetto all’esterno, integrato in un ampio progetto del verde che venne studiato attentamente da Pietro Porcinai, in armonia con lo studio del colore per gli interni della fabbrica proposto da Marcello Nizzoli e ispirato agli scavi archeologici dell’area vesuviana. L’idea generale, portata avanti sempre dai fondatori della azienda, era quella della «Fabbrica Mediterranea». Nel tempo l’area, dismessa la produzione, si è convertita in centro polifunzionale con aule universitarie, società di servizi e call center. (foto: www.storiaolivetti.it- Associazione Archivio Storico Olivetti) I corpi della fabbrica vennero progettati secondo uno sviluppo lineare per assecondare lo svolgimento dell’intero ciclo produttivo. Nello stabilimento, pensato negli anni '50 in funzione di strategie aziendali che prevedevano un incremento progressivo e graduale delle lavorazioni al Sud, inizialmente si produssero addizionatrici manuali ed elettriche e alcuni modelli di macchine per scrivere. Poi si passò ai macchinari elettronici e meccanici, fino ad arrivare alla conversione in uffici all’inizio degli anni ’80 e al passaggio da Olivetti a Omnitel. La parte dell’edificio destinata ad ospitare i massimi dirigenti meridionali venne studiata per assicurare non solo la funzionalità dello stabile, ma anche la maggiore eco-compatibilità possibile, nel rispetto della morfologia del paesaggio. Uno dei primi esempi napoletani di sviluppo sostenibile. Parallelamente Luigi Cosenza progettò, in appoggio allo stabilimento, anche un quartiere residenziale per i dipendenti, realizzato sempre a Pozzuoli e rientrante nella visione socio-economica di Adriano Olivetti: «I luoghi del lavoro devono integrarsi, per qualità e per vicinanza territoriale, con i luoghi dell’abitare». http://sfoglia.ilmattino.it/mattino/sfoglia.php?pbk=1&Date=20110507&Edition=NAZIONALE&Section=NAZIONALE&Number =43&vis=G http://www.olivettianianapoli.it/6_maggio_11.html